Di caleidoscopi e altri strumenti per immaginare il mondo
Con la presentazione di due opere di epoche diverse in dialogo tra di loro, ancora una volta lo spazio culturale Louis Vuitton funge da arena per un viaggio avanti e indietro nel tempo.
Il lavoro di Olafur Eliasson “Your Star House” (2011) e un pantoscopio settecentesco del museo Correr mettono lo spettatore davanti a quella dimensione dell’inaspettato, del nuovo e del meraviglioso che da sempre ha spinto l’uomo ad allargare la sua visione del mondo e le sue conoscenze.
La casa a stella di Eliasson, nella quale si può entrare e che ricorda la prua di una nave, è composta da tre grandi specchi appoggiati l’uno sull’altro per mezzo di un ponteggio di metallo e alluminio.
Costruita in modo asimmetrico, quando si entra nella struttura gli specchi riflettono la nostra immagine in tutte le direzioni, moltiplicando lo spazio e disorientando la nostra percezione e offrendo così una prospettiva inconsueta che va oltre quella a cui siamo abituati. Lo stesso Eliasson, a proposito dei caleidoscopi, ha detto che ci mostrano in modo divertente i molteplici modi di vedere il mondo.
Verso la punta della prua, una grande stella luminosa, come una stella polare diventa l’astro che domina l’intero spazio.
La sensazione è quella di trovarsi nel meccanismo di un caleidoscopio, di essere noi stessi uno di quei frammenti colorati che muovendosi danno luogo a forme sempre nuove. L’unico elemento stabile, di riferimento nello spazio incontrollabile, è la stella.
In dialogo con l’opera di Eliasson è stato scelto uno strumento ottico detto pantoscopio, che nel Settecento veniva chiamato ‘mondo novo’, con il quale i narratori ambulanti che giravano di città in città mostravano al pubblico stampe colorate di famose vedute in modo molto suggestivo: le stampe venivano messe all’interno di una cassetta di legno e illuminate attraverso alcuni fori sia dalla luce naturale che per mezzo di candele. Lo spettatore le guardava attraverso un oblò che includeva una lente, vedendole perciò ingrandite.
La sensazione un po’ fantastica era quella di trovarsi nella piazza illuminata, che le parole del narratore contribuiva poi ad arricchire di storie e di aneddoti.
L’opera di Eliasson e il pantoscopio messi a confronto raccontano quindi non solo l’antica e continua ricerca di trucchi e dispositivi che sconvolgano la nostra abituale percezione, ma anche del desiderio molto umano di continuare a essere stupiti dal mondo.
La Fondazione Vuitton ha generosamente sostenuto il restauro delle dieci vedute ottiche in mostra.
La mostra è a cura di Carlo Montanaro.
Aperta fino al 26 aprile all’Espace Louis Vuitton in calle del Ridotto.
Ovviamente: da non perdere se siete a Venezia.